Come già osservato da John Endler, da studiosi, e anche da altri appassionati, gli endler mostrano sia in cattività che in natura una notevole variabilità fenotipica.

Tale diversità è, generalmente, molto più ridotta per ovvii motivi in cattività che non in natura, proprio perché, in cattività, formando una colonia di pesci partendo già da un numero ristretto di esemplari, magari simili fenotipicamente oltre che genotipicamente, gli accoppiamenti troppo forzati fra consanguinei, in genere, portano alla lunga ad un impoverimento genetico, ossia quello che in Genetica viene comunemente detto “bottleneck genetico”, ovvero “collo di bottiglia genetico”, descrivente il fenomeno di “deriva genetica” a cui una popolazione troppo strettamente imparentata va incontro nel corso del tempo. Gli effetti più evidenti sono la riduzione della variabilità genetica, che, in alcuni casi può provocare la perdita definitiva di alcuni alleli su determinati cromosomi.

Spesso in una spedizione di cattura vengono raccolti molti esemplari di un’unica popolazione che mostrano fenotipi maschili anche molto diversi gli uni dagli altri. Spesso, per salvaguardare dall’“estinzione” ogni singolo fenotipo pescato, che potrebbe scomparire sia in mancanza di accoppiamenti, o per una serie di aspetti genetici come dominanza, recessività dei geni coinvolti nell’espressione di quel particolare colore, ecc.., gli allevatori selezionano diversi “ceppi” partendo dal maschio o dai maschi con un particolare fenotipo e facendoli accoppiare con un certo numero di femmine in modo tale, nel corso delle generazioni, da stabilizzare quella particolare colorazione naturale appunto in un ceppo che, in qualche maniera, possa garantire a qualsiasi appassionato, anche in futuro, di poter possedere quel particolare fenotipo di endler pescato in una determinata area e facente parte di quella determinata popolazione. Ciò è il caso della gran parte dei fenotipi provenienti dalla Laguna de Los Patos, che nel corso del tempo, sono stati stabilizzati in determinati ceppi locati che evidenziano la gran diversità naturale di base di questo straordinario pesciolino. Chiaramente questo discorso è lontano anni luce da chi, spudoratamente, crea ibridi e poi li commercializza spacciandoli per fenotipi naturali di questa specie. Per tal motivo, è stata avanzato l’uso ragionevole di identificare in “classi” i vari ceppi che circolano in commercio e tra gli appassionati, e cercare, quindi, di fare chiarezza sull’autenticità di tali ceppi (quella che in molti definiscono “purezza”di un ceppo). Infatti, è di uso comune, identificare tutti i pesci con location di cattura e tracciabilità esatte e affidabili, appartenenti alla classe N, quelli frutto di incroci con altre specie, e quindi ibridi, alla classe K, ed, infine la classe che ha fatto accendere discussioni anche molto pesanti tra gli appassionati ovvero la P, che identifica tutti i ceppi che, apparentemente per forma corporea, dimensioni, colorazione, sembrano essere a tutti gli effetti endler “puri” o autentici, ma di cui, purtroppo non si hanno informazioni né riguardo la location, né sulla tracciabilità. Il problema, riscontrato da molti, relativo all’individuazione di quest’ultima classe, è che non fa altro che aumentare la confusione su questi pesci, infatti a differenza degli ibridi certi, che anche ad occhio è possibile distinguere, questi ceppi possono anche essere ibridi sotto mentite spoglie, ossia aventi geni ibridi che non necessariamente hanno espressione nel fenotipo, e, quindi, del tutto simili ad un “vero” endler, pronti a rovinare qualsiasi ceppo locato nel momento in cui un allevatore voglia rinsanguare il proprio. In altre parole si tratta di in una sorta di limbo, e tutto ciò non fa altro che aumentare equivoci, invece di evitarli. Appare evidente, come la classe P sia solo una sorta di contentino per coloro che non posseggono o non riescono proprio a reperire ceppi locati, e che, in questo modo, possa “distinguere” dalla massa di ibridi in circolazione i loro esemplari, anche se magari lo stesso di ibridi si tratta. Allo stesso tempo, però, aiuta anche a distinguere questi ceppi dubbi dagli esemplari “puri” di provenienza certa. Purtroppo, anche se diffondendo solo ceppi locati, si potrebbe immaginare finalmente di abolire questo limbo della classe P, in realtà questa esisterà sempre, proprio perché non tutte le persone che posseggono un acquario sono interessate a questo argomento, per cui, basta anche che una persona sia sbadata o peggio ancora che non richieda informazioni o attribuisca importanza nel segnarsi location o tracciabilità del proprio ceppo, che ecco trasformarsi un ceppo N in uno P. Quindi, alla fine, come si può notare, le vere e proprie categorie o classi di appartenenza sono solo due: esemplari puri e locati, e ibridi (N e K).

Sembrerà strano, ma questo è l’unico modo di approcciarsi all’allevamento di questa specie, senza farsi ingannare o rimanere dubbiosi nei confronti di determinati pesci, magari acquistati in negozio per caso.

Fatta questa doverosa “introduzione” e riprendendo il discorso dei vari ceppi stabilizzati per fenotipi di una determinata popolazione di endler proveniente da una data località, ci si può chiedere se possa valere la pena, provare a riunire questi ceppi in un'unica vasca per allevarli insieme. Tutto ciò è possibile naturalmente, solo se si conoscono tutte le informazioni relative a ciascun ceppo da utilizzare a tal scopo, e se c’è una qualche corrispondenza tra queste. Infatti è possibile riunire tutti gli endler pescati, ad es., a Los Patos, solo se si ha appunto la certezza che i ceppi dai quali partiamo siano effettivamente provenienti da quel luogo. Non ha senso infatti, ad es., unire in un’unica vasca ceppi provenienti da Los Patos ed altri provenienti da Campoma, oppure Cariaco, ecc..., proprio perché, pur essendo comunque endler, essi provengono da biotopi che in natura non hanno niente a che fare gli uni con gli altri, essendoci km di distanza tra di essi (Cumanà-Campoma ca. 60 km), ma ha senso unire ceppi di Los Patos con altri di Los Patos, Campoma con Campoma, ecc.. In altre parole è giusto riunire solo ciò che l’uomo in partenza ha disunito, e non ciò che ha disunito la natura. In questa maniera, si può cercare di ricreare approssimativamente una miglior rappresentazione di una determinata popolazione di endler proveniente da una specifica zona, ovviamente sempre nei limiti del possibile, ricordando infatti che la maggiore variabilità ottenibile è quella presente solo in natura.

Ciò che si è potuto constatare da questo tipo di allevamento, comunque, è che gli endler mostrano alcuni tratti fenotipici dominanti e altri recessivi se mantenuti insieme. Ad esempio, la caratteristica barra nera del ceppo ‘black bar’ sembra essere un tratto dominante, così come il colore rosso tipico del ceppo ‘red chest’, e l’ocello nero orlato di giallo sulla coda tipico dei ceppi ‘peacock’. In un primo momento, la popolazione continuerà a mostrare i caratteri tipici di ogni fenotipo, poi, col tempo, alcuni esemplari cominceranno ad acquisire lievemente i caratteri di altri fenotipi, e dopo alcuni anni, la popolazione assumerà un omogeneità sempre man mano maggiore. La vasca più adatta per questa tipologia di mantenimento è sicuramente una abbastanza grande e spaziosa, anche se possono tranquillamente andare bene quelle più piccole, l’importante, come sempre, è la vegetazione abbondante e un’acqua dura e alcalina per garantirgli condizioni di vita come in natura.

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